A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nello scorso articolo abbiamo preso in considerazione la storia delle chiese
di Morsenchio, arrivando all'inizio della costruzione dell'attuale parrocchiale;
proseguiamo ora con la storia della neonata parrocchia, per poi passare al lato
artistico dell'edificio sacro.
La prima pietra venne posta il 18 maggio 1958 dall'Arcivescovo Montini; in
seguito la costruzione proseguì a rilento ma, ancora grazie alla signora Farina,
oltre che ad altri benefattori, si potè giungere, nell'autunno 1961, ad una fase
in cui la chiesa, nelle sue strutture essenziali, poteva dirsi compiuta.
Fu così che il 30 novembre 1961 Monsignor Oldani benedisse il tempio che fu
così aperto ai fedeli, con cui don Ferdinando potè celebrare la prima Eucarestia il
giorno di Natale dello stesso anno.
In seguito la chiesa venne completata ed arredata per le necessità della
liturgia; oltre alle infrastrutture, quali sedie, riscaldamento ed illuminazione,
vennero anche inseriti elementi artistici, su cui torneremo tra poco.
Passiamo ora ad esaminare la successione dei parroci di questa comunità,
iniziando da don Ferdinando Frattino, deceduto il 23 settembre 2000, che ha
lasciato un vivo ricordo in coloro che lo ebbero come pastore.
Don Ferdinando, figura fondamentale della parrocchia di Morsenchio, era nato a
Milano il 14 ottobre 1916, e fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1942. Fu subito
destinato come vicario parrocchiale a Gorla, in uno dei momenti più tristi della
nostra storia a causa del conflitto mondiale e di quello che avvenne nel 1944,
quando, dopo lo scoppio della bomba che, come noto, distrusse la scuola elementare
provocando una terribile strage di bambini ed insegnanti, egli si prodigò in mezzo
alle macerie per portare in salvo le vittime di quel terribile ordigno, una delle
quali diventerà poi sacerdote salesiano.
Nominato parroco della "Beata Vergine Addolorata in Morsenchio", il 15 agosto 1956,
egli vi trascorse ventotto anni dedicando il suo tempo alla comunità; rinunciando
anche al necessario pur di aiutare chi si presentava alla sua porta per chiedere un
contributo, don Ferdinando ha retto la parrocchia con vera dedizione alle persone,
a tal punto da subire un infarto che gli causò un'emiparesi che, se non ne fiaccò
lo spirito, sicuramente ne ridusse l'attività fisica.
Nel 1984 fu trasferito nella parrocchia di Sant'Eugenio, dove rimase fino a
pochi giorni dalla sua scomparsa, occupandosi della terza età e delle confessioni.
A lui succedette don Giuseppe Giani, proveniente dalla parrocchia di San Pietro
in Sala, che profuse molto impegno nel rinnovamento della catechesi e della
liturgia. A livello architettonico, si devono a lui la costruzione dei locali
per la terza età e la conversione della cappella provvisoria in palestra.
Nel 1993, dal villaggio Brollo sito nella verdeggiante Brianza, venne chiamato
a sostituirlo don Fiorino Ronchi, che, con la sua saggia ironia, richiamò, nella
sua catechesi e nelle sue omelie, alle cose essenziali.
Nel 1997, infine, arrivò l'attuale parroco, don Gabriele Spinelli, la cui
pastorale è stata caratterizzata dall'entusiasmo e dalla disponibilità.
Passiamo a questo punto all'aspetto artistico della chiesa. L'esterno, progettato
come detto da Monsignor Enrico Villa, richiama (in senso geometrico) il compasso
e la squadra; ed in effetti lo slanciato campanile ha una forma unica nella nostra
città.
Passando all'interno possiamo notare diverse opere d'arte, oltre alle
riproduzioni di alcuni celebri dipinti. Innanzi tutto si notano le vetrate
dell'abside, risalenti agli anni Sessanta del ventesimo secolo;
opera del pittore comasco Pietro Conconi sono invece gli affreschi che
contornano l'altare: lo sfondo dell'abside con il "Cristo crocifisso" sormontato
dal Padre e dallo Spirito Santo in forma di colomba e il baldacchino sopra l'altare,
dove sono dipinti i quattro evangelisti; notevoli infine l'altare mariano, il
cui sfondo in marmo raffigura scene della vita di Maria dall'Annunciazione alla
Pietà, ed il fonte battesimale, il cui sfondo in marmo, nello stesso stile di
quello dell'altare mariano, e come esso risalente all'epoca in cui era parroco
don Giani,
raffigura scene bibliche.